Più volte nelle nostre giornate sentiamo parlare di empatia. E spesso pensiamo a chi, tra nostri amici e conoscenti, secondo il nostro parere, non ne è particolarmente dotato. Tuttavia però non si pensa mai, o con minor frequenza, a chi ne è fin troppo dotato. Come si sente chi abbonda di empatia? Ovvero di ciò che per definizione è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”? Spesso, chi si trova in queste condizioni, viene sopraffatto dalle emozioni percepite e che provengono dagli altri e anche se ciò gli permette di comprenderne stati d’animo e punti di vista, ne sente il carico come un macigno schiacciante. Tutto questo potrebbe portare a sviluppare stati ansiosi e rimuginativi ed innescare preoccupazioni che minano la serenità. Nei casi più comuni, invece, l’empatia è un’ importante competenza emotiva che permette di sintonizzarsi con la persona con la quale interagiamo facendola sentire capita, accolta e percepita.
Altrettanto comuni sono però quegli individui che si collocano invece sul versante opposto del percepire empatico, ovvero chi, per lo più a causa di ciò che ha “imparato” (o no) nella sua storia personale, manca di questa abilità. Queste persone perciò, spesso non riescono a cogliere il perché di alcune scelte fatte dall’altro; non cogliendo le motivazioni emotive e non solo razionali che spesso guidano l’agito umano restano spiazzate da alcune reazioni emotive dell’altro, trovandole esagerate o addirittura inopportune. Se volessimo cercare questa peculiarità all’interno della psicopatologia potremmo riferirci ad esempio al disturbo narcisistico di personalità. Chi soffre di questo disturbo sappiamo essere un cattivo portatore di empatia; mettendo se stesso ed il suo affanno narcisistico al centro del proprio sistema di valori si impedisce di far sentire le altre persone comprese e viste. Oppure ci si può riferire al disturbo antisociale, che oltre a mancare totalmente di empatia, ha come caratteristica quella di non riuscire a sentire rimorso o senso di colpa verso l’esterno per qualcosa da egli commesso.
Alla luce di questo quindi, l’empatia è di certo un grosso dono che vi è stato fatto, fate sì dunque che resti una bellissima caratteristica che vi connota come persone calde ed accoglienti. Ma come si può fare per realizzare ciò? Un buon modo potrebbe essere quello di immaginare il vissuto dell’altro come un pacco che, posto in mezzo ai due interlocutori, viene aperto da uno dei due. Assieme si osserva cosa ne sta all’interno e poi viene richiuso al termine della conversazione e portato via dalla stessa persona che lo ha condiviso con voi. Questa metafora viene utilizzata per permetterci di sentirci coinvolti nei vissuti altrui senza restarne però invischiati. Siate perciò empatici, ma con moderazione.
Dott.ssa Francesca Guzzo